L’ESILIO

Stava diventando davvero una passione irrefrenabile, se non proprio un malattia , quella di Vito. Sin dal momento in cui si buttava giù dal letto, sobbalzando per via del freddo del pavimento, e questo avveniva prima che cominciasse ad albeggiare, il suo pensiero correva immediatamente a lei; mangiava la sua zuppa di latte appena munto e lei già aveva preso possesso della sua mente; rigovernava le bestie nella stalla e lei, come un tarlo ,era lì a rodergli il cervello: E quando si trovava a lavorare nei campi, ogni cosa,alberi,pietre, case e qualunque sagoma si scorgesse in lontananza, tutto portava impresso,per arcani e complessi processi mentali, la sua bocca carnosa,i suoi fianchi morbidi, il suo seno prorompente e sodo,le sue lunghe gambe affusolate. Lei era nel vento che gli scompigliava i capelli,nel ruscelletto che gli sussurrava parole d’amore,nella brezza serotina che gli accarezzava le carni, nella luna che gli sorrideva ammiccante, nel sole che gli scaldava il corpo e gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
Tutta la sua  vita era vissuta ormai in funzione di due momenti;il primo, al mattino, quando lei si recava al lavoro nei campi; il secondo, la sera, quando lei faceva ritorno a casa. Vito, osservando,spiando, origliando, riusciva a saper con anticipo in quale posto Francesca dovesse recarsi in un certo giorno e per dove dovesse passare. Infatti, egli, pur rimanendo nei pressi della sua casa, poteva vedere dove stesse lavorando il marito di lei, in qualunque momento.La sua casa era posta, infatti, in una posizione molto strategica; sul crinale di una collinetta che veniva a trovarsi in mezzo a due profondi avvallamenti, le cui pareti degradavano dolcemente da entrambi i lati; verso il punto più basso, solcato da un torrentello, tanto impetuoso e violento nella stagione delle piogge autunnali e primaverili, quanto pigro e discreto nella stagione secca.Da questo punto,oltrepassati i pochi metri di terreno  quasi pianeggiante che costituivano il letto del ruscello, la parete riprendeva a salire dal lato opposto in maniera abbastanza dolce,nella parte inferiore, per impennarsi bruscamente nella parte  terminale;favorendo , proprio per la sua quasi verticalità, una visione più chiara da parte dell’osservatore del lato opposto. Le due vallate si presentavano come due selle di cavallo che erano state disposte a rovescio una accanto all’altra; disegnando,pertanto, distintamente sul terreno una w ; un po’ più slargata all’interno e un po’ più stretta all’esterno. Perciò, dalla casa di Vito, posta proprio alla sommità del crinale interno, formato dall’unione dei due lati delle vallate, si poteva osservare e distinguere nitidamente tutto ciò che avveniva nelle due vallate contigue. Da qui egli poteva individuare ,senza possibilità di errore, i terreni ben  delineati; tutti in forme geometriche un po’ irregolari di triangoli scaleni, di rettangoli, parallelogrammi, trapezi e, a volte, di  figure più particolari; risultato dei vari frazionamenti avvenuti nel corso dei secoli per esigenze  di successioni ereditarie ;ma tutti distintamente delineati e ben differenziati dalle diverse tonalità  dei colori delle colture in essi impiantate ; quelli seminati a grano duro, della varietà cappella, vanto e orgoglio della tradizione lucana, si presentavano  con una tonalità di verde compatto e uniforme  e piuttosto cupo; quelli seminati ad avena e ad orzo, si coloravano di   tonalità più chiare, ma con pennellate più spesse; quelli ad erba medica,si vestivano di un colore verde-scuro, con pennellate cariche ma con le caratteristiche sfumature bluastre, conferite dai delicati fiorellini a rosetta che questa pianta emette abbastanza precocemente;i favali, invece, e quelli piantati a ceci, impiegavano una più ampia e ricca  tavolozza di colori ed utilizzavano  tecniche pittoriche più nuove per comporre  i loro variopinti mosaici. I favali, infatti, mai molto fitti, per consentire all’aria di circolare tra una pianta e l’altra, lasciavano intravedere, ora nitide ora velate, le chiazze marroni del terreno;mentre le foglie, più grosse e rade e dai contorni chiaramente ritagliati, si stagliavano dai gambi, su cui con pennellate cariche e nervose, alla Van Gogh, si innestavano i baccelli gravidi di chicchi; diversamente si presentavano i campi seminati a ceci; con il loro colore verde più sfumato; con le piccole ma fitte chiazze scure, tenuemente ombreggiate dalle delicate merlettature delle foglioline, così finemente cesellate da sembrare merletti preziosi; con i piccoli  ma rigonfi baccelli, che a mo’ di palloncini spuntavano dai rami di foglioline; qui si era utilizzata la tecnica del puntinismo alla Seurat; e lei, in piedi, immersa in questo paesaggio multicolore, con il vestito variopinto e l’ampia paglietta che le riparava la testa ed il viso, appariva, in lontananza come la signora con l’ombrello che proietta al suolo la sua lunga ombra in diverse direzioni, della celebre tela di Manet. Quel giorno il marito di Francesca lavorava nella vigna; cosicché lei doveva necessariamente passare dalla fontana sia perché quella era la strada più breve sia perché doveva attingere acqua fresca, da portare al marito  unitamente al pranzo ed al vino che non poteva mai mancare.Quel giorno,per pranzo, gli aveva preparato cavatelli, conditi con sugo di salsicce di maiale; ancora fumanti e ben avvolti in più strati di tovaglie, perché si conservassero caldi, li aveva riposti in una cesta di vimini. Lei appariva statuaria con la sua cesta adagiata sulla testa ! Una cercine, ricavata dal suo stesso grembiule, rendeva più stabile la base di appoggio per la cesta e, nello stesso tempo, meno doloroso il contatto con la nuda testa. Lei incedeva sicura e spedita, quasi spavalda, per la lunga pratica maturata fin da bambina e nei  brevi tratti  in cui la strada battuta era più uniforme e non presentava buche, sterpi o ciottoli vari, Francesca camminava a passo svelto, riuscendo a mantenere la cesta in equilibrio sulla testa senza neanche sostenerla con le mani.Ma il momento che Vito aspettava con trepidazione era quello in cui il fondo irregolare del  sentiero obbligava Francesca a sollevare entrambe le braccia per  mantenere salda la cesta   e farla resistere agli scossoni ed agli sbalzi provocati dalle asperità del terreno. Allora,la sua figura si disegnava più alta e più statuaria con le sue forme morbide e sinuose che le vesti, lungi dal coprire,  mettevano  maggiormente in risalto. Le stesse, accorciatesi vistosamente per via del sollevamento delle braccia, lasciavano abbondantemente scoperte le ginocchia con qualche centimetro di coscia; e lo scavalcamento di un brusco avvallamento, di un dosso improvviso o di un ciottolo più grosso provocava un violento scuotimento di tutto il corpo per Francesca ed un’eccitazione sempre più profonda per Vito. Questi, assumendo l’aria di chi si era recato per caso alla fonte,anche lui per attingere acqua,la osservava con desiderio avvicinarsi a lui, non riuscendo a distogliere gli occhi da quel seno che  si abbassava e si sollevava di scatto, con un movimento ad onde lente come un mare appena increspato dalla brezza pomeridiana;con i lembi del vestito che si  muovevano in senso rotatorio, assecondando le movenze del corpo;e tutto per lui acquistava il significato di una danza d’amore, di quelle che, per alcune varietà di uccelli, precede l’accoppiamento. Quando lei giunse alla fontana, senza neanche liberarsi della cesta,si mise a riempire il suo cucumo. Lui le si avvicinò tentando di appoggiare la sua mano tremante su quel corpo tanto agognato, ripetutamente posseduto solo nei suoi infuocati sogni notturni;Ma Francesca,si girò di scatto e con sguardo feroce gli intimò di non andare oltre, perché lei era una donna seria e fedele; gli urlò che se avesse continuato ad infastidirla, lei avrebbe riferito  tutto al  marito e, per scoraggiare ogni ulteriore tentativo di attacco, allontanatasi di qualche passo dalla fontana,raccolse per terra delle pietre, brandendole minacciosamente e si allontanò.Per Vito, la faccenda non poteva ritenersi conclusa. Anzi, questa sua reazione la rendeva ancora più desiderabile. Del resto lui aveva ,fin dall’inizio, messo in conto che Francesca non poteva capitolare al primo tentativo e, sempre con quel tarlo nel cervello, si mise a spiarla ed a braccarla, in maniera più pressante per ogni dove; facendosi trovare già sul posto, quando lei andava a lavare i panni al fiume; soffermandosi solo ad osservarla intensamente allorché lei era in compagnia di altra gente; proponendole esplicitamente amplessi appassionati, quando la incontrava da sola;ma lei respingeva  tutte le sue proposte amorose con sguardi di fuoco o con parole di minaccia:Ma niente da fare;più lei si rifiutava più le sue richieste si facevano pressanti e più esplicite: Finché un giorno, al fiume,dove lui l’aveva, come d’abitudine, anticipata di alcuni minuti,mentre Vito la osservava incedere ed ancheggiare in maniera più sensuale  del solito, già pronto ad incassare un ulteriore netto rifiuto, accompagnato dall’abituale lancio di pietre, Francesca,colpita da tanto ardore e da tanta fedeltà, inaspettatamente, appoggiata la cesta  con i panni da lavare sul greto del torrente, già pregustando quei tante volte promessi momenti di passione, sollevate le vesti, si sdraiò in un anfratto e lo invitò;mentre lui continuava ad osservarla incredulo e  con gli occhi  che gli uscivano fuori dalle orbite; lo invitò, dicendogli, quasi con tono di sfida :
-Be’, …ora voglio vedere che sai fare !
Vito, di fronte a quel corpo tante volte sognato che gli si offriva , aveva l’espressione di chi ha subito un violento colpo alla testa;il cuore batteva così forte che sembrava lì lì per scoppiare;il respiro si fece affannoso; il sangue gli affluì alla testa con l’impetuosità di un torrente in piena; gli occhi si fecero di brace, la bocca come impastata ed ammutolita dall’emozione e la vista abbagliata, come per un’esposizione ravvicinata  all’intensa luminosità di un faro potentissimo. Vito si gettò con impeto e ardore su quel corpo  disteso di fronte a lui, già caldo di passione  ed improvvisamente sentì il sangue gelarsi nelle vene ed un brivido di freddo polare attraversargli tutta la schiena; e le sue membra, immediatamente prima tutte in subbuglio, placarsi ed afflosciarsi ; ed ogni turgore sparire.Fuochi d’artificio soffocati già nel tubo  che ne costituisce la base di lancio ed esplosi in un sordo rumore metallico; come di un tonfo nella cenere, senza guizzare in cielo come svelti serpentelli  e senza sbocciare in uno scoppiettante tripudio di festa di colori! Tizzo ardente, ravvivato solo per un attimo da un alito improvviso e vivificatore di un vento passeggero, che trasforma la sua vivida fiamma, brandita come un orifiamma negli attacchi bellici dei re di Francia, in un esile ed incerto filo di fumo, disorientato ed incerto nel suo moto ascensionale !stella cadente che illumina il cielo in un lampo d’eternità subito spento !
Francesca,scrollatosi di dosso, quel corpo flaccido e quasi senza vita, si rivestì  frettolosamente e si allontanò nei campi. A Vito occorse un po’ di tempo per riprendersi, per raccogliere le sue forze residue e per rialzarsi. Per sua fortuna, non pote’ vedere, per via degli occhi tenuti abbassati per la vergogna, l’occhiata di commiserazione, mista a rabbia, a delusione e a disprezzo che Francesca gli lanciò prima di allontanarsi. Non glielo avrebbe perdonato mai ! Perdere l’onore pur conservandolo integro, era una cosa di cui non riusciva proprio a capacitarsi! Sì, glielo avrebbe fatto pagare ! Neanche Vito se lo perdonava e, per giunta,completamente schiacciato da questo enorme macigno che gli era caduto addosso, non riusciva a trovare la benché minima forza per reagire. Né pensava di ritentare sperando in un esito meno inglorioso. Adesso era lui a temere che Francesca lo avesse confidato alla moglie ! No, per lui, ora, nessun piano d’attacco e nessun avvistamento con conseguente pedinamento I ruoli si erano invertiti !: Ora era lei che faceva di tutto per passare per la sua strada e cercare di intercettarne lo sguardo sfuggente di lui; per lanciargli nuovamente  quell’occhiata  di commiserazione beffarda e quella smorfia di scherno  che gli ricordavano il suo fallimento. Anzi la situazione rendeva Francesca più audace e disinibita; per cui, quando nei paraggi non si avvistava nessuno, si divertiva a sollevare con civetteria le gonne, facendo scivolare lascivamente la mano sul seno, come per offrirglielo. Sì, ora era lui a sentirsi braccato. Da quel momento per lui erano stati giorni d’inferno : La sua vita era ormai diventata un incubo ; anche perché, abitando a poca distanza da Francesca, non riusciva facilmente ad evitare di incontrarla; e come per una sorta di legge del contrappasso, egli era condannato a vivere sempre in funzione di questa donna che prima gli aveva tolto la pace ed ora gli toglieva la vita ; Solo che, mentre prima lo scopo della sua vita era vederla, ora, era esclusivamente quello di evitarla !Vito si rese conto che non sarebbe mai uscito da questa difficile condizione e cominciò ad accarezzare l’idea di espatriare in America.Per lui non c’era altra via di scampo.
La moglie ,che cominciava a sospettare qualcosa, ne fu molto contenta.